Grammatica perugina

Distribuzione storica del perugino (opera propria)

Il perugino è un dialetto romanzo parlato storicamente in una vasta regione dell’Umbria settentrionale, facente capo alla città di Perugia, che include i comuni di Perugia, Corciano, Deruta, Lisciano Niccone, Magione, Marsciano, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piegaro, Torgiano e Tuoro sul Trasimeno, più frazioni varie di altri comuni che non vi rientrano completamente. Anche il dialetto di Assisi è pressoché assimilabile al perugino.

1. Fonologia e grafia
2. Flessione nominale
3. Articoli
4. Preposizioni
5. Dimostrativi
6. Possessivi
7. Pronomi personali
8. Epitesi in -e
9. Verbi regolari
10. Verbi irregolari

1) Grafia e pronuncia

La seguente tabella riporta su ognuna delle colonne il grafema utilizzato, il fonema corrispondente e un esempio di parola con il suono. Seguono tutte le precisazioni ed esplicazioni necessarie, con alcune note di fonologia storica. I suoni sono indicati con l’Alfabeto Fonetico Internazionale. Seguono tutte le spiegazioni e specificazioni necessarie.

grafemafonemaesempio
a /a/ [ə] anno [ˈanːo]
b /b/ bello [ˈbɛlːo]
ci + a/o/u
c + e/i
/t͡ʃ/ ceresa [t͡ʃəˈrɛːsa]
c + a/o/u
ch + e/i
/k/ chene [ˈkɛːne]
q quisto [ˈkwisto]
chj /c/ occhjo [ˈɔcːo]
d /d/ [ɖ] ditto [ˈɖitːo]
e /ɛ/ eco [ˈɛːko]
/e/ [ə] emo [ˈeːmo]
f /f/ frego [ˈfreːgo]
gi + a/o/u
g + e/i
/d͡ʒ/ [ʒ] [d͡ʒi]
g + a/o/u
gh + e/i
/g/ granne [ˈgranːe]
gn /ɲ/ gnocco [ˈɲːɔkːo]
i /i/ istete [isˈtɛːte]
j /j/ ji [jːi]
l /l/ lengua [ˈleŋgwa]
m /m/ metre [ˈmɛːʈre]
n /n/ [ɱ, ŋ] notte [ˈnɔtːe]
o /ɔ/ otto [ˈɔtːo]
/o/ [ə] ora [ˈoːra]
p /p/ Peruscia [pəˈruʃːa]
r /r/ robba [ˈrɔbːa]
s /s/ [z, t͡s] stolzè [stolˈt͡sɛ]
sci + a/o/u
sc + e/i
/ʃ/ sciacquè [ʃːaˈkːwɛ]
t /t/ [ʈ] tuquì [ʈuˈkwi]
u /u/ [ə] ucello [uˈt͡ʃɛlːo]
v /v/ vino [ˈviːno]
z /t͡s/ zompo [ˈt͡sːompo]
/d͡z/ zeta [ˈd͡zɛta]

‹j› rappresenta l’approssimante palatale /j/, come in fi(j)o, fameja [ˈfi(j(ː))o, faˈmejːa]. Si pronuncia sovente geminata, ma nella grafia è singola.

‹chj› rappresenta l’occlusiva palatale sorda /c/, come in chjamè, occhjo. Tale suono è fonematico, cioè può cambiare il significato di una parola rispetto ad altri suoni, in particolare /k/, ad esempio mucchjino “mucchietto” è diverso da mucchino “vitello”.

Particolarità fonologiche e fonetiche

Le vocali accentate in sillaba aperta, cioè terminante per vocale (es. cà-sa, vé-ro, ù-no) si pronunciano più lunghe che non quelle in sillaba aperta, cioè sono “bloccate” da una consonante (es. pòr-ta, màt-to); a causa di questo allungamento, a volte dittongano, o la loro qualità viene mutata. In perugino ciò avviene alle vocali basse /a ɛ ɔ/:

/-i/ > /-e/ incondizionatamente; il perugino è parte di una zona che, continuandosi dal Lazio alle Marche, comprende in Umbria una fascia da Orvieto a Gualdo Tadino, con Perugia e Assisi incluse; Gubbio, l’alto Tevere, i dialetti di Castiglione sul Lago e Città della Pieve, insieme con aree di transizione con i dialetti meridionali come Todi, conservano ancora /-i/.

Più si va a nord, più le vocali atone e tra consonanti si indeboliscono, pronunciandosi spesso come scevà [ə]: gisseme, magnono [ˈd͡ʒisːəme, ˈmaɲːəno], e molto spesso vengono del tutto eliminate, come in cendre “cenere”, tlèo “telaio”.

Riguardo le consonanti invece:

Una caratteristica molto evidente del perugino è la assenza di raddoppiamento fonosintattico, che non si utilizza quasi mai, e ciò non solo in sintassi, come per esempio in a Roma in cui [r] è singolo, ma neanche nei composti che in italiano hanno raddoppiamento: abadè, acustè, apicchè, arotè, contravenzione ((ab)badare, accostare, appiccare, arrotare, contravvenzione). In generale ciò rientra nella tendenza allo scempiamento delle consonanti geminate, che avviene raramente dopo la vocale tonica (a Perugia ad es. bèbo “babbo”), più frequente prima, come in malatia, guadrino, Madalena.

/nd/ > /nn/ e /mb/ > /mm/ (quanno, venne, tromma, bomma) si trovano nei dialetti a sud di Perugia, e vanno gradualmente scomparendo fino al capoluogo, che oggi ne è del tutto manco, benché anticamente ve ne fossero tracce. /s/ > /ts/ dopo /n l r/ (polzo, falzo, curza, penzè, inzorchè) invece è diffuso dovunque, come in tutta l’Umbria meno che a Città di Castello. Anche in sintassi: ’l sole, un sasso [l ˈt͡sole, un ˈt͡sasːo].

/s/ tra vocali è sempre sordo (non ci sono parole con /z/ sonoro come in Toscana).

2) Flessione nominale

Tutti i plurali dei sostantivi regolari finiscono indistintamente in -e. Vi è però anche un nutrito gruppo di maschili che, come i nomi neutri latini, al plurale esce in -a; questa caratteristica si è espansa anche a nomi etimologicamente maschili: ’l chene > i chena, l’ovo > j’ova, ʼl tempo > i tempa, ʼl piede > i pieda, ʼl ruzzulone > i ruzzulona, ʼl peccheto > i peccheta.

singolareplurale
maschilefij - o
ov - o
fij - e

pedr - e


ov - a

pied - a
pedr - e
pied - e
femminileros - aros - e
nott - e
nott - e

I sostantivi e gli aggettivi maschili che al singolare finiscono in -llo, al plurale finiscono spesso in -je, a causa della antica -i, che essendo una vocale alta incoraggia la palatalizzazione (cfr. in italiano antico animagli/animai, cavei). Ad esempio: cavallo > cavaje, fratello > frateje, ucello > uceje. Ciò può anche sostenere una differenza, altrimenti persa, tra il plurale maschile e femminile: bella al plurale volge in belle, mentre bello > beje. Ad Assisi si dice anche fratejo, cavajo.

Un fenomeno simile sussiste anche per nomi in -nno, che al plurale (maschile) volgono in -gne come panno > pagne, anno > agne.

Per formare il vocativo, si tronca il sostantivo sull’ultima vocale accentata: Maria, Leonardo, dottore > Mari’, Leona’, dotto’.

3) Articoli

Articoli determinativi

L’articolo maschile singolare è l’unico che ha tre forme: la forma forte lo precede /j, ɲ, ʃ, t͡s, d͡z/ ‹j, gn, sc, z, z› o /s/ ‹s› + consonante, mentre la forma debole ’l precede tutte le altre consonanti: lo gnocco, lo sciorno, lo zompo, lo zero, lo sposo, ma ’l foco, ’l palazzo, ’l matto, ’l loco. Prima di vocale invece si usa l’: l’antro, l’ucello. L’ è l’articolo prima dei nomi in vocale: l’ucello, l’anema, l’aneme, tranne il maschile plurale che ha j’: j’uceje.

deboleforteprima di vocale
maschile singolare’llol’
maschile pluraleij’
femminile singolarelal’
femminile pluralelel’

Articoli indeterminativi

singolare
deboleforte
maschileun (’n)uno (’no)
femminileuna (’na)

L’articolo partitivo è assente, al suo posto si utilizzano costruzioni perifrastiche come un po’ de... o l’aggettivo certo (ho visto cert’omene “ho visto degli uomini”).

4) Preposizioni

Le preposizioni sono le stesse italiane, più una:

de, a, ta, da, in, con, su, per, tra, fra

Con, per spesso si abbreviano in co, pe.

Ta è una preposizione che può esprimere:

A invece copre tutte le altre funzioni italiane di “a”: moto a luogo (è gito a Roma), anche figurato, temporale (armannè a dumane), stato in luogo (sto a chesa), tempo (a vent’agne), mezzo (a noto, a piede), nelle costruzioni verbali (es. stè a + gerundio) etc.

Preposizioni articolate

’lloij’lalel’
dedeldlodididladledl’
aala loaiaj’a laa lea l’
tataltlotititlatletl’
dadaldlodididladledl’
in’ntel’ntol’nti’ntoj’’ntla’ntle’ntl’
con (co)colclochichiclaclecl’
susulslosuisuj’slaslesl’
per (pe)pelplopeipej’plaplepl’

5) Dimostrativi

In perugino vi sono tre dimostrativi, con lo stesso significato degli italiani: quisto, tisto e quillo.

Quisto

Quisto indica qualcosa di vicino a chi parla, e corrisponde all’italiano “questo”. L’avverbio di luogo corrispondente è tuquì, tuquà. Ha due forme separate, una breve usata solo come aggettivo e una piena, usata principalmente come pronome (ma talora anche come aggettivo).

Piena

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschilequisto
’sto
quist’
’st’
quiste
’sti
quist’
’st’
femminilequista
’sta
quist’
’st’
quiste
’ste
quist’
’st’

Tisto

Tisto indica qualcosa di vicino a chi ascolta, e corrisponde all’italiano “codesto”.

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschiletistotist’tistetist’
femminiletistatist’tistetist’

Quillo

Quillo indica qualcosa di lontano sia da chi parla che da chi ascolta, e corrisponde all’italiano “quello”. L’avverbio di luogo corrispondente è tulì, tulà. Si comporta in modo molto simile all’articolo determinativo:

deboleforteprima di vocale
maschile singolarequilquilloquill’
maschile pluralequijequij’
femminile singolarequillaquill’
femminile pluralequillequill’

6) Possessivi

Gli aggettivi delle persone singolari hanno anche una forma tronca mi’, tu’, su’, che si usa sempre prima del sostantivo ed è indeclinabile. In genere è anche utilizzata con l’articolo determinativo: ʼl mi’ bebo, la su’ porta etc. Ad Assisi vige invece l’uso meridionale, secondo cui il possessivo è fissato dopo il nome (el libro mio, la porta sua), e per i nomi di parentela si usano forme atone: fratemo, mammata “mio fratello, tua mamma”.

maschilefemminile
singolarepluralesingolareplurale
1a persona singolaremiomiamiamie
2a persona singolaretuotuatuatue
3a persona singolaresuosuasuasue
1a persona pluralenostronostrenostranostre
2a persona pluralevostrovostrevostravostre
3a persona pluralelorelorelorelore

7) Pronomi personali

Ji si usa per tutte le terze persone, indipendentemente anche dal genere: ji dico può significare “gli dico”, “le dico” o “dico loro”.

Ji, ci, li si usano in questa forma se sono isolati, mentre se sono alla fine di una parola si usa solo la forma -je, -ce, -le: ji dico ma ho da dije, ci dicono ma onno da dicce, li vedemo ma vedemole.

soggettooggettoobliquotermineriflessivo
1a persona singolareiomememe
2a persona singolaretutetete
3a persona singolarelue (m.)
lia (f.)
lo (m.)
la (f.)
lue (m.)
lia (f.)
jise
1a persona pluralenocinocici
2a persona pluralevovevoveve
3a persona pluraleloreli (m.)
le (f.)
lorejise

La seconda persona informale storicamente si fa col vo.

Spesso lue si abbrevia in lu’.

Sono presenti anche le forme rafforzative noantre, voantre “noialtri, voialtri”.

8) Epitesi in -e

La particella -e si può aggiungere a qualsiasi parola tronca con valore puramente ritmico: sì > sie, tulì > tulie, etc.

9) Verbi regolari

Come l’italiano standard, il perugino ha tre coniugazioni verbali. Segue la coniugazione dei tre verbi regolari parlè, vende, sentì "parlare, vendere, sentire" in tutti i tempi semplici. Le desinenze hanno l’accento grafico solamente quando portano rizoatonia al verbo (ovvero spostano l’accento dalla radice).

Indicativo presente

IIIIII
ioparl - ovend - osent - o
tuparl - evend - esent - e
lueparl - avend - esent - e
noparl - èmovend - émosent - ìmo
voparl - ètevend - étesent - ìte
loreparl - onovend - onosent - ono

Indicativo imperfetto

IIIIII
ioparl - èvovend - évosent - ìvo
tuparl - èvevend - évesent - ìve
lueparl - èvavend - évasent - ìva
noparl - èmmevend - émmesent - ìmme
voparl - èvvevend - évvesent - ìvve
loreparl - èvonovend - évonosent - ìvono

Indicativo passato remoto

IIIIII
ioparl - èvend - ésent - ì
tuparl - àstevend - éstesent - ìste
lueparl - òvend - ésent - ì
noparl - àsseme vend - éssemesent - ìsseme
voparl - àssevevend - éssevesent - ìsseve
loreparl - òrnovend - énnosent - ìnno

Nel caso di verbi col passato remoto forte (tra quelli particolarmente diversi dall’italiano standard sono volé > vòlze, venì > vìnne, vedé > vìdde, créde > crése):

I - II - III
iopianz - e
tupianz - e
lorepianz - eno

Indicativo futuro

IIIIII
ioparl - eròvend - eròsent - irò
tuparl - erèvend - erèsent - irè
lueparl - eràvend - eràsent - irà
noparl - erémovend - erémosent - irémo
voparl - erétevend - erétesent - iréte
loreparl - erònnovend - erònnosent - irònno

Congiuntivo presente

IIIIII
ioparl - evend - asent - a
tuparl - evend - asent - a
lueparl - evend - asent - a
noparl - ièmovend - ièmosent - ièmo
voparl - iètevend - iètesent - iète
loreparl - enovend - anosent - ano

Congiuntivo imperfetto

IIIIII
ioparl - àssevend - éssesent - ìsse
tuparl - àssevend - éssesent - ìsse
lueparl - àssevend - éssesent - ìsse
noparl - àsseme vend - éssemesent - ìsseme
voparl - àssevevend - éssevesent - ìsseve
loreparl - àssenovend - éssenosent - ìsseno

Condizionale presente

IIIIII
ioparl - erìa
parl - erìbbe
vend - erìa
vend - erìbbe
sent - irìa
sent - irìbbe
tuparl - erìstevend - erìstesent - irìste
lueparl - erìa
parl - erìbbe
vend - erìa
vend - erìbbe
sent - irìa
sent - irìbbe
noparl - erìssemevend - erìssemesent - irìsseme
voparl - erìssevevend - erìssevesent - irìsseve
loreparl - erìono
parl - erìbbeno
vend - erìono
vend - erìbbeno
sent - irìono
sent - irìbbeno

Imperativo presente

IIIIII
parl - avend - esent - etu!
parl - ètevend - étesent - ìtevo!

Infinito presente

IIIIII
parl - èvend - esap - ésent - ì

Gerundio presente

Il suo uso è ridotto poiché alla costruzione stare + (gerundio) corrisponde la costruzione perugina stè a + (infinito): “sto andando” si traduce come sto a gì.

IIIIII
parl - ànnovend - ènnosent - ènno

Participio presente

IIIIII
singolarepluralesingolarepluralesingolareplurale
maschileparl - ànteparl - àntevend - èntevend - èntesent - èntesent - ènte
femminileparl - ànteparl - àntevend - èntevend - èntesent - èntesent - ènte

Participio passato

Alcuni casi diversi dall’italiano standard: spojè > spòlto, volé > volzùto, inzegnè > inzènto, scénne > scénto, trovè > tròvo, créde > créso, spànne > spèso, dì > dìtto.

IIIIII
singolarepluralesingolarepluralesingolareplurale
maschileparl - ètoparl - ètevend - ùtovend - ùtesent - ìtosent - ìte
femminileparl - ètaparl - ètevend - ùtavend - ùtesent - ìtasent - ìte

10) Verbi irregolari

Esse

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
ioèrofusarò
tuèrefùstesarè
lueèèrafusarà
nosémoèrmefùssemesarémo
voséteèrvefùssevesaréte
loreènno, sònnoèronofùrnosarònno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
iosìafùssesarìa
sarìbbe
-
tusìafùssesarìsteèsse
luesìafùssesarìa
sarìbbe
-
nosiàmofùssemesarìsseme-
vosiàtefùssevesarìsseveséte
loresìanofùssenosarìono
sarìbbeno
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
èsseessènnoessèntestèto, sùto

Avé

Il verbo avé ha due utilizzi:

In unione con da forma una perifrastica dello stesso valore di dové: ho da gì a Peruscia = devo gì a Peruscia.

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
iohoévoébbeavrò
tuéveésteavrè
luehaévaébbeavrà
noémoémmeéssemeavrémo
voéteévveésseveavréte
loreònnoévonoébbenoavrònno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
ioàggia
àbbia
ésseavrìa
avrìbbe
-
tuàggia
àbbia
ésseavrìsteàgge
àbbie
lueàggia
àbbia
ésseavrìa
avrìbbe
-
noaggèmo
abbièmo
éssemeavrìsseme-
voaggète
abbiète
ésseveavrìsseveaggète
abbiète
loreàggiano
àbbiano
éssenoavrìono
avrìbbeno
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
avéavènnoavènteavùto

Il verbo (in italiano desueto gire) significa “andare”.

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
iogìvogigirò
tugìvegìstegirè
luevagìvagigirà
nogìmogìmmegìssemegirémo
vogìtegìvvegìssevegiréte
lorevònnogìvonogìronogirònno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
iovèdagìssegirìa
girìbbe
-
tuvèdagìssegirìste
luevèdagìssegirìa
girìbbe
-
nogèmogìssemegirìsseme-
vogètegìssevegirìssevegìte
lorevèdanogìssenogirìono
girìbbeno
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
gènnogèntegìto

Altri

/a/ nella radice di molti verbi, se accentato, muta in /ɛ/ secondo le regole descritte nel paragrafo sulla fonetica. Ad esempio la coniugazione indicativa presente di paré: io pèro, tu père, lue père, no parémo, vo paréte, lore pèrono.

I verbi e stè all’indicativo presente, imperfetto e p. remoto e al congiuntivo imperfetto si coniugano come verbi di seconda coniugazione: démo, dévo, déste, désseme, désse, stéte, stéve, stéste, stésseve, stésse etc.

I verbi e hanno la radice completa nella prima e seconda persona plurali del presente indicativo: dicémo, dicéte, facémo, facéte.

I verbi dè, stè, gì, fè, sapé hanno la terza persona plurale dell’indicativo presente in -ònno: dònno, stònno, vònno, fònno, sònno.

Volé: vòjo, vòle, vòle, vòjono, (io, tu, lue) vòja, vojèmo, vojète, vòjano.

Vedé: véggo, véde, véde, vedémo, vedéte, véggono, (io, tu, lue) végga, véggano.