Grammatica romanesca

Distribuzione storica del romanesco

Il romano, o romanesco, è una varietà romanza parlata nella città di Roma e nel suo circondario, nonché storicamente il principale dialetto delle città di fondazione del Lazio come Latina, Sabaudia e Pontinia. Fa parte convenzionalmente dei dialetti centrali, sebbene sia considerabile toscano. Fino al 1500 si parlava a Roma un dialetto con tratti tipici meridionali, simile a quelli oggi parlati nelle campagne a sud di Roma, su cui per un pesante ripopolamento di forestieri si impose tra XV e XVI secolo un dialetto di tipo toscano. È stato comunque mantenuto un substrato locale, principalmente lessicale, e in parte minore morfologico e fonologico. In seguito all’unificazione italiana, il linguaggio metropolitano di Roma, essendo già poco differenziato dal toscano, è stato pesantemente italianizzato, pertanto si parla negli studi linguistici moderni di “neoromanesco”. La lingua trattata in questa pagina invece è il romano più “puro” parlato a metà del 1800, ai tempi di Gioachino Belli (1791 - 1863), rappresentato nei suoi monumentali Sonetti.

1. Grafia e pronuncia
2. Flessione nominale
3. Articoli
4. Preposizioni
5. Dimostrativi
6. Possessivi
7. Pronomi personali
8. Epitesi in -ne
9. Verbi regolari
10. Verbi irregolari

1) Grafia e pronuncia

La seguente tabella riporta su ognuna delle colonne il grafema utilizzato, il fonema corrispondente e un esempio di parola con il suono. Seguono tutte le precisazioni ed esplicazioni necessarie, con alcune note di fonologia storica. I suoni sono indicati con l’Alfabeto Fonetico Internazionale. Seguono tutte le spiegazioni e specificazioni necessarie.

grafemafonemaesempio
a /a/ anno [ˈanːo]
b /b/ bono [ˈbːɔːno]
ci + a/o/u
c + e i
/t͡ʃ/ [ʃ] cerasa [t͡ʃeˈraːsa]
c + a/o/u
ch + e i
/k/ cane [ˈkaːne]
q quanno [ˈkwanːo]
d /d/ dorce [ˈdort͡ʃe]
e /ɛ/ erba [ˈɛrba]
/e/ entro [ˈentro]
f /f/ farzo [ˈfart͡so]
gi + a/o/u
g + e i
/d͡ʒ/ gijo [ˈd͡ʒːiʝːo]
g + a/o/u
gh + e i
/g/ granne [ˈgranːe]
gn /ɲ/ gnente [ˈɲːɛnte]
i /i/ isola [ˈiːsola]
j /j/ jotto [ˈʝːotːo]
l /l/ lingua [ˈliŋgwa]
m /m/ mano [ˈmaːno]
n /n/ [ɱ, ŋ] notte [ˈnɔtːe]
o /ɔ/ otto [ˈɔtːo]
/o/ ora [ˈoːra]
p /p/ pica [ˈpiːka]
r /r/ robba [ˈrɔbːa]
s /s/ [z, t͡s] storzà [storˈt͡sa]
sc + e i /ʃ/ sciacquà [ʃːaˈkːwa]
t /t/ tonno [ˈtonːo]
u /u/ uva [ˈuːva]
v /v/ vino [ˈviːno]
z /t͡s/ zompo [ˈt͡sːompo]
/d͡z/ zeta [ˈd͡zːɛːta]

‹j› rappresenta un fonema palatale, oscillante tra approssimante e fricativo, come in fijo ]ˈfiʝːo]. Nella pronuncia molto spesso è raddoppiato.

Le differenze nella fonologia e fonetica tra romanesco e italiano standard si esauriscono in fretta, e consistono in alcuni fenomeni innovativi comuni con molti altri dialetti mediani, toscani e meridionali:

2) Flessione nominale

La principale differenza con l’italiano è che i variabili femminili in -e hanno il plurale anch’esso in -e, dunque la croce volge al plurale in le croce, l’arte > l’arte, la mannola dorce > le mannole dorce, l’amante > l’amante.

Un gruppo nutrito di nomi, sia maschili che femminili, al plurale fa in -a (ed è femminile anche per i maschili): er braccio > le braccia, la mela > le mela.

singolareplurale
maschilefij - o
ov - o
fij - i

pont - i
ov - a
pont - e
femminilefij - a
mel - a
fij - e

nott - e
mel - a
nott - e

Alcuni maschili in -co oscillano al plurale tra -chi (l’amichi, li medichi) e la forma italianeggiante -ci (l’amici, li medici).

Per formare il vocativo, si tronca il sostantivo sull’ultima vocale accentata: Maria, Giuseppe, Cosimo, dottore > Mari’, Giuse’, Co’, dotto’. Anche questo è un uso meridionale entrato nel linguaggio romano solo nel 1900.

3) Articoli

Articoli determinativi

L’articolo maschile singolare è l’unico che ha tre forme: la forma forte lo precede /j, ɲ, ʃ, t͡s, d͡z/ ‹j, gn, sc, z, z› o /s/ ‹s› + consonante, mentre la forma debole er precede tutte le altre consonanti: lo jotto, lo gnocco, lo sciorno, lo zompo, lo zero, lo sposo, ma er foco, er palazzo, er matto, er loco. Prima di vocale invece si usa l’: l’antro, l’ucello. L’ è in generale l’unico articolo tollerato per i nomi in vocale: l’ucello, l’ucelli, l’anima, l’anime.

Talora in realtà er, in particolare nel dialetto antico, viene usato anche prima di /s/ complicato o prima di /t͡s, d͡z/ (er spirito, er zero). Nel romano contemporaneo sono molto diffuse le forme aferetiche ’o, ’i, ’a, ’e per lo, li, la, le.

deboleforteprima di vocale
maschile singolareerlol’
maschile pluraleli
femminile singolarela
femminile pluralele

Articoli indeterminativi

singolare
deboleforte
maschileununo (’no)
femminileuna (’na)

L’articolo partitivo è assente, al suo posto si utilizzano costruzioni perifrastiche come un po’ de... o l’aggettivo certo (ho visto cert’omini “ho visto degli uomini”).

4) Preposizioni

Le preposizioni sono le stesse italiane: de, a, da, in, con, su, per, tra, fra; spesso con, per si abbreviano in co, pe.

Talora si fa utilizzo dell’accusativo preposizionale, cioè l’uso di a per marcare enfaticamente l’oggetto di un verbo, qualora animato: ho visto a Marco, a té.

Preposizioni articolate

La preposizione lega con l’articolo in due soli casi:

Altrimenti, è slegata: a lo scuro, de lo spirito, su li tetti.

erl’*
dederdell’
aarall’
dadardall’
innernell’
con (co)corcoll’
susursull’
per (pe)pe ’rpell’
tratra ’rtra l’
frafra ’rfra l’

Nel romano antico vi era l’uso abituale di rafforzare ne, su con in (come nelle frasi in ne la chiesa, in ne la vigna, in sur tetto, in su ’n arbero, in sur calà).

5) Dimostrativi

Il romanesco ha due dimostrativi, con lo stesso significato degli italiani, questo e quello.

Questo

Quando è un articolo si può abbreviare per aferesi della prima sillaba: ’sto loco, ’st’ajo, ’st’oca, ’st’antre.

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschilequestoquest’questiquest’
femminilequestaquest’questequest’

Quello

Quello si comporta in modo molto simile all’articolo determinativo:

deboleforteprima di vocale
maschile singolarequerquelloquell’
maschile pluralequelli
femminile singolarequella
femminile pluralequelle

6) Possessivi

Solitamente il possessivo è troncato, se prima del nome: mi’ madre, tu’ fratello, su’ sorella. In genere se non si tratta di un nome di parentela l’aggettivo si pone dopo nel dialetto moderno: ar paese mio, co li sordi sua; nel dialetto del Belli la cosa era meno definita e spesso si trova anche preposto.

Come possessivi plurali ambigenere molto spesso si usano anche mia, tua, sua: li libbri mia, l’amici tua, l’affari sua.

maschilefemminile
singolarepluralesingolareplurale
1a persona singolaremiomiimiamie
2a persona singolaretuotuituatue
3a persona singolaresuosuisuasue
1a persona pluralenostronostrinostranostre
2a persona pluralevostrovostrivostravostre
3a persona pluraleloroloroloroloro

7) Pronomi personali

Je si usa per tutte le terze persone, indipendentemente anche dal genere: je dico può significare “gli dico”, “le dico” o “dico loro”.

Per il riflessivo di prima persona plurale si usa se: se lavamo, noi se vedemo, noi se specchiamo, se volemo bene, se n’annamo “ci laviamo, ci vediamo, ci specchiamo, ci vogliamo bene, ce ne andiamo”.

soggettooggettoobliquotermineriflessivo
1a persona singolareiomememe
2a persona singolaretutetete
3a persona singolarelui (m.)
lei (f.)
lo (m.)
la (f.)
lui (m.)
lei (f.)
jese
1a persona pluralenoicenoicese
2a persona pluralevoivevoiveve
3a persona pluraleloroli (m.)
le (f.)
lorojese

Come forme rafforzate sono presenti anche noantri, voantri (noialtri, voialtri).

8) Epitesi in -ne

La particella -ne si può aggiungere a qualsiasi parola tronca con valore puramente ritmico: no > none, tu > tune, magnà > magnane etc.

9) Verbi regolari

Segue la coniugazione dei tre verbi regolari amà, venne, sentì in tutti i tempi semplici. Le desinenze hanno l’accento grafico solamente quando portano rizoatonia al verbo (ovvero spostano l’accento dalla radice).

Indicativo presente

IIIIII
ioam - ovenn - osent - o
tuam - ivenn - isent - i
luiam - avenn - esent - e
noiam - àmovenn - émosent - ìmo
voiam - àtevenn - étesent - ìte
loroam - enovenn - enosent - eno

Indicativo imperfetto

IIIIII
ioam - àvovenn - évosent - ìvo
tuam - àvivenn - évisent - ìvi
luiam - àvavenn - évasent - ìva
noiam - àmiovenn - émiosent - ìmio
voiam - àviovenn - éviosent - ìvio
loroam - àvenovenn - évenosent - ìveno

Indicativo passato remoto

IIIIII
ioam - àivenn - éisent - ìi
tuam - àssivenn - éssisent - ìssi
luiam - òvenn - éttesent - ì
noiam - àssimovenn - éssimosent - ìssimo
voiam - àssivovenn - éssivosent - ìssivo
loroam - òrnovenn - érnosent - ìrno

Nel caso di verbi col passato remoto forte (tra quelli particolarmente diversi dall’italiano standard sono volé > vòrze, vedé > védde, métte > mésse, créde > crése):

I - II - III
iopianz - i
(oppure pianz - e, ebb - e ecc.)
luipianz - e
loropianz - eno

Indicativo futuro

IIIIII
ioam - eròvenn - eròsent - irò
tuam - eràivenn - eràisent - irài
luiam - eràvenn - eràsent - irà
noiam - erémovenn - erémosent - irémo
voiam - erétevenn - erétesent - iréte
loroam - erànnovenn - erànnosent - irànno

Congiuntivo presente

II e III oscillano tra le forme in -a e quelle in -i: faccia = facci, possa = possi, sia = sii, abbia = abbi, curra = curri...

IIIIII
ioam - ivenn - asent - a
tuam - ivenn - asent - a
luiam - ivenn - asent - a
noiam - iàmovenn - iàmosent - iàmo
voiam - iàtevenn - iàtesent - iàte
loroam - inovenn - anosent - ano

Congiuntivo imperfetto

IIIIII
ioam - àssivenn - éssisent - ìssi
tuam - àssivenn - éssisent - ìssi
luiam - àssivenn - éssisent - ìssi
noiam - àssimovenn - éssimosent - ìssimo
voiam - àssivovenn - éssivosent - ìssivo
loroam - àssinovenn - éssinosent - ìssino

Condizionale presente

IIIIII
ioam - erìa
am - erébbe
venn - erìa
venn - erébbe
sent - irìa
sent - irébbe
tuam - eréssivenn - eréssisent - iréssi
luiam - erìa
am - erébbe
venn - erìa
venn - erébbe
sent - irìa
sent - irébbe
noiam - eréssimovenn - eréssimosent - iréssimo
voiam - eréssivovenn - eréssivosent - iréssivo
loroam - erébbeno
am - erìano
venn - erìano
venn - erébbeno
sent - irìano
sent - irébbeno

Imperativo presente

IIIIII
am - avenn - esent - i (- e)tu!
am - àtevenn - étesent - ìtevoi!

Infinito presente

IIIIII
am - àvenn - esap - ésent - ì

Gerundio presente

Il gerundio ha lo stesso valore che ha in italiano, ma ha un uso ridotto poiché alla costruzione italiana stare + (gerundio) corrisponde stà a + (infinito); ad esempio “sto mangiando” si traduce sto a magnà, “stavo mangiando” stavo a magnà, “starò mangiando” starò a magnà.

IIIIII
am - ànnovenn - ènnosent - ènno

Participio presente

Alcuni participi passati diversi dallo standard moderno sono volé > vorzùto, créde > créso, dì > dìtto, trovà > tròvo, toccà > tòcco (quelli di questo ultimo tipo erano molto diffusi nel romano ottocentesco).

singolareplurale
IIIIIIIIIIII
maschileam - àntevenn - èntesent - ènteam - àntivenn - èntisent - ènti
femminileam - àntevenn - èntesent - ènteam - àntevenn - èntesent - ènte

Participio passato

singolareplurale
IIIIIIIIIIII
maschileam - àtovenn - ùtosent - ìtoam - àtivenn - ùtisent - ìti
femminileam - àtavenn - ùtasent - ìtaam - àtevenn - ùtesent - ìte

10) Verbi irregolari

Esse

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
ioèrofùisarò
tusèièrifùssisarài
luièèrafusarà
noisémoèrimofùssimosarémo
voiséteèrivofùssivosaréte
loroèrenofùrnosarànno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
iosìafùssisarìa
sarébbe
-
tusìafùssisaréssièssi
luisìafùssisarìa
sarébbe
-
noisiàmofùssimosaréssimo-
voisiàtefùssivosaréssivoséte
lorosìanofùssinosarìano
sarébbeno
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
èsseessènnoessèntestàto

Avé

A causa dell’indebolimento di avere, utilizzato come verbo ausiliare o in senso figurato, il romanesco ha rafforzato l’utilizzo letterale con la particella ce. Ai tempi di Gioachino Belli, questo ce si utilizzava solo quando il verbo indicava letteralmente possesso: avecce ’na casa, avecce sordi, avecce un fratello, ma ho vent’anni, avé er tempo, avé da annà, avé bisogno, voja, raggione, torto, avé la disgrazzia. Oggi il ce è stato espanso in genere a tutti i casi in cui il verbo non è ausiliare. Si confrontino in napoletano e in castigliano tener/tené (contro il verbo avere) o in lombardo l’uso analogo di ghe.

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
ioavévoébbiaverò
tuhàiavéviavéssiaverài
luihaavévaébbeaverà
noiavémoavémioavéssimoaverémo
voiavéteavévioavéssivoaveréte
lorohànnoavévenoébbenoaverànno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
ioàbbiaavéssiaverìa
averébbe
-
tuàbbiaavéssiaveréssiàbbi
luiàbbiaavéssiaverìa
averébbe
-
noiabbiàmoavéssimoaveréssimo-
voiabbiàteavéssivoaveréssivoavéte
loroàbbianoavéssinoaverìano
averébbeno
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
avéavènnoavènteavùto

Esse

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
iovàdo, vòannàvoannài
agnèdi
annerò
tuvàiannàviannàssiannerài
luivaannàvaannò
agnède
annerà
noiannàmoannàmioannàssimoannerémo
voiannàteannàvioannàssivoanneréte
lorovànnoannàvenoannòrno
agnèdeno
annerànno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
iovàdaannàssiannerìa
annerébbe
-
tuvàdaannàssianneréssivài
luivàdaannàssiannerìa
annerébbe
-
noianniàmoannàssimoanneréssimo-
voianniàteannàssivoanneréssivoannàte
lorovàdanoannàssinoannerìano
annerébbeno
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
annàannànnoannànteannàto

Altri

Volé: indicativo presente io vòjo, tu vòi, lui vòle, noi volémo, voi voléte, loro vònno, congiuntivo presente io vòja (-i), tu vòja (-i), lui vòja (-i), noi vojàmo, voi vojàte, loro vòjano (-ino).

Poté: io pòzzo/pòsso, tu pòi, lui pò, noi potémo, voi potéte, loro pònno, congiuntivo presente io pòzza/pòssa (-i), tu pòzza/pòssa (-i), lui pòzza/pòssa (-i), noi pozzàmo/possiàmo, voi pozzàte/possiàte, loro pòzzano/pòssano (-ino).