Grammatica dei dialetti umbri meridionali

Areale dei dialetti di cui si parla in questa pagina

Questa pagina è un sunto delle principali particolarità linguistiche dei dialetti mediani parlati nell’Umbria meridionale. Principalmente ci si riferirà al gruppo di dialetti centrali, molto simili tra loro, parlati nelle aree di Terni, Spoleto e Foligno; gli altri, specie il nursino, spesso rientrano male nella spiegazione generica, ma nonostante le varie differenze, in genere sottigliezze fonologiche e fonetiche, si possono bene trattare in comune come un gruppo linguistico compatto, distinto in particolare da quello settentrionale di area perugina. Talora, quando si farà riferimento a delle particolarità di una o dell’altra variante, si potrebbero usare delle abbreviazioni, ovvero: cas.ciano, fol.ignate, nar.nese, nur.sino, spol.etino, ter.nano.

1. Fonologia e grafia
2. Metafonesi
3. Genere neutro
4. Flessione nominale
5. Articoli
6. Preposizioni
7. Dimostrativi
8. Possessivi
9. Pronomi personali
10. Epitesi in -ne
11. Verbi regolari (ter. spol. fol.)
12. Verbi irregolari
13. Glossario
Bibliografia

1) Fonologia e grafia

La seguente tabella riporta su ognuna delle colonne il grafema utilizzato, il fonema corrispondente e un esempio di parola con il suono. I suoni sono indicati con l’Alfabeto Fonetico Internazionale. Seguono spiegazioni ed esplicazioni, con note di fonologia storica. Se non specificato, la pronuncia riportata è quella del dialetto ternano.

grafemafonemaesempio
a /a/ annu [ˈanːu]
b /b/ buellu [ˈbːwelːu]
ci + a/o/u
c + e/i
/t͡ʃ/ ciuetta [t͡ʃuˈetːa]
cerasa [t͡ʃeˈraːsa]
c + a/o/u
ch + e/i
/k/ cane [ˈkaːne]
bache [ˈbːaːke]
q quistu [ˈkwistu]
chj /c/ occhju [ˈocːu]
d /d/ dittu [ˈditːu]
e /ɛ/ erba [ˈɛrba]
/e/ emo [ˈeːmo]
f /f/ fegne [ˈfeɲːe]
gi + a/o/u
g + e/i
/d͡ʒ/ aggià [aˈd͡ʒːa]
giju [ˈd͡ʒːiʝːu]
g + a/o/u
gh + e/i
/g/ granne [ˈgranːe]
larghezza [larˈget͡sːa]
ghj
/ɟ/ ghjocu [ˈɟoːcu]
gli + a/e/o/u
gl + i
/ʎ/ gliope [ˈʎːoːpe] (Polino)
cavagli [kaˈvaʎːi]
gn /ɲ/ gnoccu [ˈɲːokːu]
i /i/ issu [ˈisːu]
j /ʝ/ [ˈʝːi]
l /l/ lengua [ˈleŋgwa]
m /m/ matre [ˈmaːtre]
n /n/ notte [ˈnɔtːe]
o /ɔ/ otto [ˈɔtːo]
/o/ ora [ˈoːra]
p /p/ pica [ˈpiːka]
r /r/ robba [ˈrɔbːa]
s /s/ storzà [storˈd͡za]
sci + a/o/u
sc + e/i
/ʃ/ sciacquà [ʃːaˈkːwa]
sceje [ˈʃːeʝːe]
t /t/ tistu [ˈtistu]
u /u/ urzu [ˈurt͡su]
v /v/ vinu [ˈviːnu]
v /t͡s/ zumpu [ˈt͡sːumbu]
/d͡z/ zeta [ˈd͡zːɛːta]

‹j› rappresenta un fonema palatale, oscillante tra approssimante e fricativo, ma in genere più fricativo, /ʝ/, come in fiju, jocu, sbaju, juttu. Nella pronuncia è solitamente geminato quando è in posizione iniziale o tra vocali, cioè quasi sempre, tranne poche eccezioni come arjì “riandare”.

‹chj› rappresenta l’occlusiva palatale sorda /c/, come in chjamà, occhju. Permane prima di /i/: occhju fa al plurale occhji, al diminutivo ucchjittu, etc. Talora in posizione iniziale /c/ > /ʝ/: chjamà > jamà, chjara > jara, donde in spoletino anche ghjara, ghjesa.

‹ghj› rappresenta l’occlusiva palatale sonora /ɟ/. Questo fonema è diffuso principalmente nelle varianti di Spoleto e Foligno, mentre manca a Terni e in Valnerina. Si potrebbe in molti casi definire una variante di /ʝ/, o viceversa, infatti è sempre in variazione con esso (spol. e fol. agghjo, ghjocu, ghjì, ghjente oppure ajo, jocu, jì, jente), tranne nelle parole che etimologicamente hanno /ʎ/, come fiju, moje, sbaju, fajà ecc.

‹gli› rappresenta l’approssimante laterale /ʎ/. Questo fonema è caratteristico di certi luoghi a contatto con la Sabina (e.g. a Piediluco capurigliu “capezzolo”, a Polino gliope “lupo”), mentre nelle bande settentrionali manca, essendo in tutto sostituito da /ʝ/.

Particolarità fonologiche e fonetiche

Elencandoli molto rapidamente, alcuni dei tratti più evidenti sono questi:

2) Metafonesi

La metafonesi è un fenomeno di armonia vocalica regressiva, ovvero in cui le vocali di una parola diventano più simili alla vocale finale (si armonizzano) per agevolare la pronuncia. Nei dialetti mediani la metafonesi è causata dalle vocali /i, u/ in fine di parola e consiste nel dittongamento o nell’innalzamento (poiché fisicamente la lingua si innalza) della vocale tonica (e possibilmente di altre). Lo schema più diffuso è questo:

ɛ > e
e > i
ɔ > o
o > u

Dipendendo dalle vocali finali, la metafonesi può creare differenze tra forme di uno stesso lemma, ad esempio:

Nel dialetto di Norcia, le vocali semiaperte /ɛ ɔ/ dittongano invece che innalzarsi: uòrtu, bièju, buònu, muòrtu ma bèlla, bòna, mòrta; ru pèe, ru dènte ma ri pièi, ri diènti; io mèto, io dòrmo ma tu mièti, tu duòrmi. Per le semichiuse, vale sempre niru, suru etc. Nel dialetto di Castelluccio di Norcia si verifica addirittura la monottongazione: pittu, urtu (ter. péttu, órtu).

Il dialetto di Narni non ha praticamente alcun fenomeno di metafonesi: ter. béllu, bónu, sólu, issu, issi, niru, sulu, cojitùru, nui, vui contro nar. bèllu, bònu, sòlu, éssu, éssi, néru, sólu, cojitóru, nói, vói. In questa pagina si riporteranno principalmente le forme metafonetiche, ma va da sé che benché le parole siano le stesse, in narnese non hanno metafonesi.

3) Genere neutro

Una caratteristica delle lingue romanze è l’appartenenza di ogni sostantivo a un genere che ne determina la flessione e l’accordo. Nella maggior parte delle dette lingue sono presenti il genere maschile e il femminile. In molti dialetti mediani e italomeridionali è presente una terza categoria flessiva, che chiameremo neutro. Infatti qui il maschile contiene solo nomi contabili, e il neutro contiene solamente nomi non contabili, e che in italiano se hanno corrispettivi sono maschili: lu fiju, lu buellu, lu monte, lu fiore, lu curbu sono maschili perché sono contabili e determinati, mentre lo vinu, lo piummu, lo ferru, lo magnà, lo sale, lo mele, lo tempu, lo male sono neutri, perché non si possono contare. Ciò vuol dire che uno stesso lemma può essere maschile e neutro con significati diversi: lu pesce indica un animale, mentre lo pesce indica il pesce come pietanza o genericamente (e. g. “il pescato”); lu férru è un attrezzo di ferro, laddove lo fèrro è il ferro come materiale.

Tuttavia oltre ai sostantivi propriamente neutri si accordano al neutro varie parti del discorso:

Quando, inoltre, nelle costruzioni relative ci si riferisce a una proposizione, lo si fa al neutro: non lo saccio do’ è jitu!, mentre se l’oggetto fosse stato maschile: non lu sapeo ’stu fattu!. Lo stesso con i pronomi dimostrativi: questo è quello che vojo, testo non pò stà!

La vocale finale che distingue il neutro, come si è visto, è -o. Questa desinenza è sempre distinta:

Per quanto riguarda i sostantivi, nei dialetti sabini e in area ternana hanno la stessa desinenza -u del maschile: lo vinu, lo granu, l’oju, lo piummu, lo niru. Negli altri dialetti hanno di norma l’uscita distinta dal maschile in -o (che non porta metafonesi!): lo vino, lo grano, l’òjo, a Norcia lo fèro. Comunque, al plurale, ragionevolmente raro, i neutri si comportano semplicemente come maschili: li vini.

4) Flessione nominale

singolareplurale
maschilefij - ufij - i
fiur - i
camerier - i
fior - e
camerier - i
femminilefij - afij - e
nott - e
nott - e
man - oman - o
neutrovin - u oppure vin - o
mel - e

Tra le varie particolarità che si possono enumerare:

5) Articoli

Articoli determinativi

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschilelu
’u1
ru2
l’
j’2
li
’i1
ri2
l’
j’2
femminilela
’a1
l’le
’e1
l’
neutrolo
’o1
l’

(1) Queste forme, con caduta di l- iniziale, sono tipiche dei dialetti di Spoleto e di Narni (nell’area narnese, in continuità coi dialetti sabini, ’u è anzi usato molto più di lu, praticamente sempre, mentre a Spoleto c’è variazione libera). In questi stessi dialetti, la caduta della consonante permette la formazione delle preposizioni articolate, v. il prossimo paragrafo.

(2) Queste forme sono precipue del nursino. Fino a Cascia invece si usano ancora le forme in l-: lu jupu, li jupi....

Articoli indeterminativi

singolare
deboleforte
maschileununu (’nu)
femminileuna (’na)

L’articolo partitivo è assente, al suo posto si utilizzano costruzioni perifrastiche come un pocu/un pochittu de, ’na ’nticchja de, ’n’ogna de... o l’aggettivo certu (ajo vistu cert’omini “ho visto degli uomini”).

6) Preposizioni

Le preposizioni sono le stesse italiane: de, a, da, in, con, su, per, tra, fra; con, per spesso si abbreviano in co, pe. L’avverbio di luogo llà si può considerare praticamente anche come una nuova preposizione, e viene usato per indicare il concetto di trovarsi presso qualcosa: llà lu focu (presso il fuoco), llà lu furnellu (sul fornello), llà lu muru, llà la piazza, llà casa sua, llà lu furnu (dentro il forno). Lo stesso vale per llì: come va llì casa? (come va in famiglia?).

Talora si fa utilizzo dell’accusativo preposizionale, cioè l’uso di a per marcare l’oggetto di un verbo, se è animato (in genere con enfasi): a issu no l’ajo vistu; mancu m’ha salutatu, a mé!.

Preposizioni articolate

Queste forme contratte si usano spesso nei dialetti di area spoletina e narnese. Nelle altre zone rimangono in genere slegate: de lu, pe lu, co lu... eccetera. Nel caso degli articoli in forma l’, in tutti i dialetti è bene o male indifferente usare la forma unita dell’ o slegata de l’.

’ui’a’el’
dede l’
aau / ûai / îâae / êall’
dadall’
cochîchêcoll’
pepe’ lepell’

7) Dimostrativi

I dialetti umbri hanno tre gradi di dimostrativi, ovvero quistu, quillu e tistu (oppure quissu) “questo, quello, codesto”.

Quistu

Quistu indica qualcosa di vicino a chi parla, ed equivale all’italiano “questo”. Quando è un articolo si può abbreviare per aferesi della prima sillaba: ’stu locu, ’sto latte, ’st’antru. L’avverbio di modo corrispondente è accucì, cucì, “così, in questo modo”. Gli avverbi di luogo corrispondenti sono qui, qua (anche icquì, icquà). Il presentativo corrispondente è ècco “ecco qui”.

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschilequistuquist’quistiquist’
femminilequestaquest’questequest’
neutroquestoquest’

Tistu

Tistu indica qualcosa di vicino a chi ascolta, e corrisponde all’italiano “codesto”. L’avverbio di modo corrispondente è attucì, tucì, “in codesto modo” (in uso almeno a Terni). Il presentativo corrispondente è èsto “ecco costì” (cfr. nel Pianto della Madonna, quando Cristo dice a Giovanni: “Ioanni, èsto mea mate: / tollila en caritate”; Maria in questa situazione sta prossima a quest’ultimo, perciò Jacopone utilizzò èsto).

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschiletistutist’tistitist’
femminiletestatest’testetest’
neutrotestotest’

Una forma alternativa di origine meridionale (in napoletano chisso, in siciliano chissu), diffusa nella Valnerina, è quissu, e ha sempre lo stesso significato.

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschilequissuquiss’quissiquiss’
femminilequessaquess’quessequess’
neutroquessoquess’

Quillu

Quillu indica qualcosa di distante da chi parla e da chi ascolta, e corrisponde all’italiano “quello”. L’avverbio di modo corrispondente è allucì, “in quel modo”. Il presentativo corrispondente è ello “ecco lì”. Gli avverbi di luogo corrispondenti sono lì, là (talora illì, illà). Si comporta in modo molto simile all’articolo determinativo:

singolareplurale
prima di consonanteprima di vocaleprima di consonanteprima di vocale
maschilequilluquill’quilliquill’
femminilequellaquell’quellequell’
neutroquelloquell’

Varianti

A Terni e Narni se quillu è un aggettivo si può abbreviare in ’llu: ’llu cane, ’llo curre, ’lla palla.

Benché Narni manchi del tutto (?) di metafonesi, oltre che questu - quellu - testu vi si trovano anche le forme quistu - quillu - tistu.

A Cascia quistu - quissu - quillu suonano vistu - vissu - villu.

A Norcia si usano solo istu e quiju (oppure iju). Per “codesto” in nursino non c’è un corrispettivo esatto, come poi generalmente nell’italiano moderno parlato fuor di Toscana.

8) Possessivi

L’aggettivo possessivo si usa in genere solo in seguito al sostantivo. Per la terza persona plurale si utilizza lo stesso possessivo della terza persona singolare, siu: la casa sia può voler dire “la sua casa” e “la loro casa”.

maschile/neutrofemminile
singolarepluralesingolareplurale
1a persona singolaremiumiamiamie
2a persona singolaretuu
tiu
tua
tia
tua
tia
tue
tie
3a persona singolaresuu
siu
sua
sia
sua
sia
sue
sie
1a persona pluralenostrunostrinostranostre
2a persona pluralevostruvostrivostravostre
3a persona pluralesuu
siu
sua
sia
sua
sia
sue
sie

Le forme in -i- tiu, siu invece che tuu, suu sono tipiche del ternano.

Mia, tua, sua sono anche singolari maschili: amicu mia, poru cane mia.

A Narni il plurale maschile suona mii, tui, sui (forma rara negli altri dialetti).

Possessivi enclitici

Quando il possessivo si riferisce a un nome di parentela, viene aggiunto come particella atona: fratimu, mojima, patritu, sorite “mio fratello, mia moglie, tuo padre, le tue sorelle”. Nel dialetto moderno prevale però la forma toscana e laziale ’mi sorella etc. La forma riferentesi a una terza persona è rara, ma si trova ad esempio nello spoletino: ziesu “suo zio” (piuttosto si direbbe in genere ziu suu).

maschilefemminile
singolarepluralesingolareplurale
1a persona singolare-mu-mi-ma-me
2a persona singolare-tu-ti-ta-te

9) Pronomi personali

Ji/je si usa per tutte le terze persone, indipendentemente anche dal genere: ji dico può significare “gli dico”, “le dico” o “dico loro”.

soggettooggettoobliquotermineriflessivo
1a persona singolareiomememe
2a persona singolaretutetete
3a persona singolareissu (m.)
essa (f.)
lu (m.)
la (f.)
lo (n.)
issu (m.)
essa (f.)
ji, jese
1a persona pluralenuici, cenuici, ceci, ce
2a persona pluralevuivevuiveve
3a persona pluraleissi (m.)
esse (f.)
li (m.)
le (f.)
issi (m.)
esse (f.)
ji, jese

In folignate, piuttosto che issu/essa, issi/esse si usano spesso lu’/lia, loro.

Nui e vui hanno anche le forme rafforzate nuantri, vuantri (noialtri, voialtri).

10) Epitesi in -ne

La particella -ne si può aggiungere a qualsiasi parola tronca con valore puramente ritmico: no > none, tu > tune, magnà > magnane etc.

11) Verbi regolari (ter. spol. fol.)

La coniugazione che si darà di seguito è massimamente valida per i dialetti del gruppo centrale Terni - Spoleto - Foligno. Per non appesantire la pagina, gli approfondimenti sui verbi del narnese e del nursino sono su questa altra pagina supplementare. La I coniugazione corrisponde alla prima italiana. La II e la III coniugazione, se non in infinito e participio passato, sono fuse (fenomeno tipico del Mezzogiorno; come in napoletano chiagnimmo e partimmo, in umbro piagnemo, partemo). L’unico a conservarle separate è il narnese (piagnemo, partimo). Il dialetto nursino tende ad unificazioni ancora più radicali (piagnimo, partimo ma anche lavimo “noi laviamo”). Segue la declinazione di amà, venne e partì. Le desinenze hanno l’accento grafico solo quando portano rizoatonia al verbo (ovvero spostano l’accento dalla radice).

Indicativo presente

IIIIII
ioam - ovenn - opart - o
tuam - ivinn - ipart - i
issuam - avenn - epart - e
nuiam - àmovenn - émopart - émo
vuiam - àtevenn - étepart - éte
issiam - onovenn - onopart - ono

Indicativo imperfetto

Dove ci sono due forme, quella in -e- è tipica di Terni, quella in -i- di Spoleto e Foligno.

IIIIII
ioam - àovenn - éo
venn - ìo
part - éo
part - ìo
tuam - àïcrid - ìïpart - ìï
issuam - àavenn - éa
venn - ìa
part - éa
part - ìa
nuiam - eàmo
am - ïàmo
venn - eàmo
venn - ïàmo
part - eàmo
part - ïàmo
vuiam - eàte
am - ïàte
venn - eàte
venn - ïàte
part - eàte
part - ïàte
issiam - àonovenn - éono
venn - ìono
part - éono
part - ìono

Indicativo passato remoto

IIIIII
ioam - àivenn - éttipart - étti
tuam - àsticrid - ìstipart - ìsti
issuam - òvenn - éttepart - étte
nuiam - àssimovenn - éssimopart - éssimo
vuiam - àssivovenn - éssimopart - éssivo
issiam - òrnovenn - éttero
part - éttero

Nel caso di verbi col passato remoto forte (tra quelli particolarmente diversi dall’italiano standard sono volé > vòrze, vinì > vìnne, vedé > vìdde, métte > mésse, spànne > spàse, créde > crése):

I - II - III
iopianz - i
issupianz - e
issipianz - ero

Indicativo futuro

La terza persona plurale si può abbreviare in -arò, -erò: amarò, parterò (v. per entrambi i fatti la coniugazione di avé).

IIIIII
ioam - aràjo
am - aràco
(ter.)
venn - eràjo
venn - eràco
(ter.)
part - eràjo
part - eràco
(ter.)
tuam - aràivenn - eràipart - erài
issuam - aràvenn - eràpart - erà
nuiam - arémovenn - erémopart - erémo
vuiam - arétevenn - erétepart - eréte
issiam - arònno
am - arò
venn - erònno
venn - erò
part - erònno
part - erò

Congiuntivo presente

Alcuni verbi frequenti di II e di III oscillano in verità tra la forma in -a e quella in -i: faccia = facci, daca = dachi, pozza = pozzi. La distinzione tra indicativo e congiuntivo in I e II persona plurale esisteva in antichità, ma ad oggi le forme sono quelle indicative.

IIIIII
ioam - ivenn - apart - a
tuam - ivenn - apart - a
issuam - ivenn - apart - a
nuiam - àmovenn - émopart - émo
issuam - àtevenn - étepart - éte
issiam - inovenn - anopart - ano

Congiuntivo imperfetto

Con l’avverbio non può formare una sorta di imperativo negativo: non ridissi!, equivalente a non ride!.

IIIIII
ioam - àssivinn - ìssipart - ìssi
tuam - àssivinn - ìssipart - ìssi
issuam - àssevenn - éssepart - ésse
nuiam - àssimovenn - éssimopart - éssimo
vuiam - àssivovenn - éssivopart - éssivo
issiam - àsserovenn - ésseropart - éssero

Condizionale presente I

Molto frequente è la forma di condizionale in -ìa, relegata ormai in italiano standard ad ambito poetico.

IIIIII
ioamar - ìa
amar - ìo
(spol., fol.)
venn - irìa
venn - irìo
(spol., fol.)
part - irìa
part - irìo
(spol., fol.)
issuam - arìavenn - irìapart - irìa
issiam - arìonovenn - irìonopart - irìono

Condizionale presente II

Questa è la foma di condizionale più diffusa, e che a differenza di quella in -ìa copre tutte le persone.

IIIIII
ioam - arébbevenn - erébbepart - erébbe
tuam - arìstivenn - erìstipart - erìsti
issuam - arébbevenn - erébbepart - erébbe
nuiam - aréssimovenn - eréssimopart - eréssimo
vuiam - aréssivovenn - eréssivopart - eréssivo
issiam - arébberovenn - erébberopart - erébbero

Imperativo presente

IIIIII
am - avinn - ipart - itu!
am - àtevenn - étepart - étevui!

Infinito presente

IIIIII
am - àvenn - esap - épart - ì

Gerundio presente

Il gerundio ha lo stesso valore che ha in italiano, ma ha un uso ridotto poiché alla costruzione continuativa italiana stare + (gerundio) corrisponde stà a + (infinito); ad esempio “sto mangiando” si traduce stajo a magnà, “stavo aspettando” steo a aspettà, “starò mangiando” starajo a magnà.

IIIIII
am - ànnovenn - ènnopart - ènno

Participio presente

IIIIII
singolarepluralesingolarepluralesingolareplurale
maschile, neutroam - ànteam - àntivenn - èntevenn - éntipart - èntepart - énti
femminileam - ànteam - àntevenn - èntevenn - èntepart - èntepart - ènte

Participio passato

Generalmente la differenza è mantenuta, ma vi è una tendenza a estendere la II: vistitu, jitu, firnitu ma anche vistutu, jutu, firnutu.

IIIIII
amàvennepartì
singolarepluralesingolarepluralesingolareplurale
maschileam - àtuam - àtivenn - ùtuvenn - ùtipart - ìtupart - ìti
femminileam - àtaam - àtevenn - ùtavenn - ùtepart - ìtapart - ìte
neutroam - àtovenn - ùtopart - ìto

12) Verbi irregolari

Le forme date anche qui son riferite al gruppo dialettale centrale di Terni, Spoleto e Foligno.

Esse

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
ioèrofuisarajo
saraco
tusiérifustisarài
issuèèrafusarà
nuisemoèrimo
erïàmo
(spol. fol.)
fùssimosaremo
vuiseteèrivo
erïàte
(spol. fol.)
fùssivosarete
issi
sònno
(spol. fol.)
èronofurnosarònno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
iosiafussisarìa
sarébbe
-
tusiafussisaristiéssi
issusiafussesarìa
sarébbe
-
nuisiàmofùssimosaréssimo-
vuisiàtefùssivosaréssivoséte
issisìanofùsserosarìono
sarébbero
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
èsseessènnoessèntestatu

Avé

A causa dell’indebolimento di “avere” utilizzato come verbo ausiliare o in senso figurato, i dialetti mediani hanno rafforzato l’utilizzo letterale con la particella ci. Secondo la distinzione più rigorosa del dialetto antico:

Modernamente in realtà ci è stato espanso anche a quei casi figurati. Si confrontino, oltre che naturalmente avecce in romanesco, in napoletano e in castigliano tener/tené (contro il verbo “avere”) o in lombardo l’uso analogo di ghe.

Riguardo la forma, si noterà che i dialetti umbri mostrano spesso l’eliminazione arbitraria della prima sillaba av-.

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
ioajo (spol. fol.)
aco (ter.)
éo
io
ibbi
étti
avrajo
avraco
tuhàiiiìstiavrài
issuhaéa
ia
ébbe
étte
avrà
nuiémoeàmo
iàmo
éssimoavremo
vuiéteeàte
iàte
éssivoavrete
issiònno (hò)éono
ìono
ébbero
éttero
avrònno (avrò)
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
ioaja
aca
issiavrìa
avrébbe
-
tuaja
aca
issiavristiaji
achi
issuaja
aca
ésseavrìa
avrébbe
-
nuiajamo
achiamo
éssimoavréssimo-
vuiajate
achiate
éssivoavréssivoéte
issiàjano
àcano
ésseroavrìono
avrébbero
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
avéavènnoavènteavutu, autu, utu

Jì, annà

I verbi e annà significano entrambi “andare” e condividono una radice irregolare per alcune persone del presente indicativo e congiuntivo.

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
iovàcojeo
jio
jéttijerajo
jeraco
tuvàijiijistijerài
issuvajea
jia
jettejerà
nuijémojeàmo
jïàmo
jéssimojeremo
vuijétejeàte
jïàte
jéssivojerete
issivònnojéono
jìono
jétterojerònno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
iovacajissijirìa
jerébbe
-
tuvacajissijiristiva’
issuvacajessejirìa
jerébbe
-
nuijemojéssimojeréssimo-
vuijetejéssivojeréssivojete
issivàcanojésserojirìono
jerébbero
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
jènno...jitu, jutu

indicativo
presenteimperfettop. remotofuturo
iovàcoannàoannétti
annài
annarajo
annaraco
tuvàiannàïannastiannarài
issuvaannàaannétte
annò
annarà
nuiannamoanneàmo
annïàmo
annàssimoannaremo
vuiannateanneàte
annïàte
annàssivoannarete
issivònnoannàonoannéttero
annòrno
annarònno
congiuntivocondizionaleimperativo
presenteimperfettopresentepresente
iovacaannassiannarìa
annarébbe
-
tuvacaannassiannaristiva’
issuvacaannasseannarìa
annarébbe
-
nuiannamoannàssimoannaréssimo-
vuiannateannàssivoannaréssivoannate
issivàcanoannàsseroannarìono
annarébbero
-
infinitogerundioparticipio
presentepresentepresentepassato
annàannànnoannànteannatu

Altri

Certi verbo hanno la prima persona del presente indicativo e le voci del presente congiuntivo in -co: dàco, stàco, vàco, véco (it. do, sto, vado, vedo). In ternano e in narnese fa parte di questa categoria anche avé, e di fatti “io ho” a Terni e Narni suona aco.

I verbi dà, stà, jì, fà, sapé (insomma quelli che hanno alla terza persona plurale -anno in italiano), hanno la terza persona plurale dell’indicativo presente in -ònno: issi dònno, stònno, vònno, fònno, sònno. Sono diffuse altresì forme più brevi in : issi dò, stò, vò, fò, sò; lo stesso futuro si può dire farò, saprò invece di faronno, sapronno. A Narni invece nel dialetto più antico fanno dau, stau, vau, fau.

I verbi e stà all’indicativo presente e imperfetto si coniugano come verbi di II: démo, déo, dìsti, déssimo, dìssi, désse, stéte, stìi, stìsti, stéssivo, stìssi, stésse etc.

I verbi e hanno la radice completa nella prima e seconda persona plurali del presente indicativo e imperativo: dicémo, dicéte, facémo, facéte.

Volé: vòjo, vóli, vòle, vòjono, (io, tu, issu) vòja/voji, vojàmo, vojàte, vòjano.

Poté: pòzzo, pói (póli), pò (pòle), pòzzono, (io, tu, issu) pòzza/pozzi, pozzàmo, pozzàte, pòzzano.

Sapé: sàccio, (io, tu, issu) sàccia, sacciàmo, sacciàte, sàcciano, sàcci.

13) Glossario

Vegetali, verdura, frutta, odori, alberi

carota – in genere la carota o talora cajota; a Terni e a Narni invece è chiamata ràdica gialla
cetriolo – lu cetrone
piselli – in genere piselli, a Terni però si dice biselli, a Norcia bisieji
ciliegia – la cerasa oppure la cerècia
fragola – la fravola o fraula
mela – lu milu, pl. le mela, oppure anche la mela o mella
melograno – lu milugranatu
albicocca – la bricòcola
pèsca – la pèrzica
arancio – lu purtucallu
prugna – lu brugnulu
corbezzolo – cerasa marina
nocciola – la nòcchja
arachide – la nòcchja miricana
rosmarino – la stremmarina o sdremmarina, talora anche maschile prezzemolo – l’erbetta
faggio – lu fau
fico – la fico, pl. le fico, oppure la fica > le fiche
quercia – cèrqua (detto popolare: la cerqua fa la janna, l’ua ’n pò fàlla; non ci si aspetti da alcuno cose a lui impossibili)

Animali di selvatici e di corte, volatili, insetti

cinghiale – cignale
volpe – gorbe
puzzola – campuzzu
donnola – strozzapurgini (ter. nar.), martorieju (nurs.)
volpe – gorbe
lupo – lupu (ter. spol. fol.), jupe (nurs. cas.), lopu (nar.)
scoiattolo – striattola
istrice – spinosa
pipistrello – nòttola
tacchino – billu (ter. nar.) oppure viru (spol. fol.); verso la Sabina si chiama invece con termini tipo “gallinaccio” come jajinacciu (nurs.)
chioccia – biocca
pettirosso – pitriccu o pitturusciu
gazza càggiola
ghiandaia – pica
merlo – merla (ambigenere)

airone – billu marinu
upupa – puppula o bubbula
falco – fargu
civetta – ciuetta o cioetta

Parti del corpo

testa – capu, capoccia, testa, ciòcchja (ter.)
capelli – capilli
occhio – occhju
bulbi oculari – le palle dell’occhji (cfr. l’inglese “eyeballs”)
orecchio – recchja
narici – froce
capezzolo – capurillu o simili
mano – la mano, pl. le mano, o anche la mane > le mane
dito – ditu, pl. le déta
ombelico – billìculu o simili
stomaco – stòmmicu
unghia – ogna
piede – pede (anche piede, ma è un toscanismo)
polpaccio – pescia

Verbi comuni

uscire – scappà, praticamente in tutte le accezioni italiane. Uscì è pure noto, ma molto meno usato.
fuggire – fujì o scappà via

Bibliografia

Per la descrizione generale: Giovanni Moretti, Profilo dei dialetti italiani: Umbria.

Alcune frasi di esempio sono state prese dalle poesie dialettali ternane di Furio Miselli e quelle di Catone Peroni.